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Molto Ill.re Sig.r Fratello. Si sono pure scritte molte lettere di qua e dato avviso delle cose nostre; e se non siano ricapitate, sarà il difetto in qualche altra cosa e non in essersi seccati i calamari per il troppo caldo, quale fin qui non si sente.
Credo che già avrete avuto i 150 scudi, i quali si mandano in mano di V.S. ora mai sarà pagato il debito di m Bartoletto delle 230 piastre, e però continuando io di dargli i 150 scudi l'anno, potrebbero avanzare qualche cosa per estinguere qualche altro debito. Qua non abbiamo cavalli, ne cavalle, ne bestiami di alcuna sorte nelle tenute dell'arcivescovado, ma si bene abbiamo un gran paese incolto, dove starebbero benissimo bestiami d'ogni sorte per essere pianure abbondantissime d'erbe; ma bisognerebbe poter arrischiare qualche migliaia di scudi, il che io non posso fare, dovendo sovvenire alle necessità presenti de poveri e della chiesa. Ho domandato al maestro di casa se si potessero trovare in questi paesi giumente come V.S. le vorrebbe, e finora mi dice che non si troveranno. Pure si potrà far diligenza.
Scriverò ad Angelo che non molesti il fattore, ne il mezzaiolo, massime che io lo provvedo di ogni cosa. Sarà bene pensare e avvisarmi se esso debbia studiar legge e filosofia, a ciò si veda dove avrò da andare questo ottobre. In Napoli ci è buona comodità per filosofia e teologia e anche umanità alle scuole dei padri della Compagnia, e ci è buona aria e è vicino a Capua da 16 miglia. In Roma similmente. Ma se ha da studiar legge, non credo bisogni mutare Pisa. Con questo mi raccomando a tutti. Di Capua li 14 di giugno 1602.
FRATELLO AFF.mo
Il Card. Bellarmino.
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Adr.: Al molto Ill.re Sig.r fratello, il Sig.r Tommaso Bellarmino, alla scala per Montepulciano.