Page:BLMC 1662 12 24 1060 01-370.pdf/1

From GATE
This page has been proofread



Amtissimo et amantissimo Signore


P. C.
Già per gratia di Dio conosco che la Maestà vostra si è degnata di nascere per la salute del genere humano in questa felicissima notte così povero in una stalla, mà dall'altra parte miro quelli immensi Tesori delli vostri meriti verso il Padre Eterno, nè godo perciò sommamente perche vedo che già compita ogni cosa secondo il gusto del vostro Padre; vengo adesso con fiduccia di figlio humilissimamente è supplicarla per i meriti della vostra nascita, accio che si degni d'haver misericordia di me povero bisognioso d'ogni aiuto. Non dimando alla benignità vostra cose Mondane, mentre in voi trovo ogni cosa, nè anche dimando cose particolare, mentre ammiro quella infinita carità verso di me, non solamente adesso, ma prima che conobbi la vostra immensa bontà. Solo questo, che domando d'esser totalmente trasformato in voi che possa dire come S. Paolo: vivo ego iam non ego vivit vero in me Christus[1]. Sappiate ò mio amore, che non patisco pena alcuna maggior di questa, quando mi vedo qualche volta che io vivo in me, non in voi; ò che tormento, ò che dolore patisco per questo, spero nella Maesta vostra, che degnate una volta liberarmi per sempre, e posso dire in realta sero te cognovi bonitas tam antiqua, sed sia sero tamem serio. Non altro desidero che vivere e morire in voi, e lavorare, e dar la vita per voi dove non vi è conosciuto il vostro Sacratissimo nome. So di certo, che non abbandonate in eternum, mente Mi l'havete promisso già dalla vostra Soavissima bocca dicendomi così alli 16 novembre 1662 Io non vi abbandono in eternum così sia con la gratia vostra, ancorche non merito tal gratia. Roma 24 di Decembre 1662
Della Maestà vostra

Humilissimo et indegnissimo servo, e per gratia figlio

Baldassare Loÿola Mandes novitio della Compagnia di Giesù.

  1. Gal. 2, 20.